Ineos, Chris Froome motivato ma realista: “Non ci sono garanzie di tornare quello di un tempo. È la più grande sfida della mia carriera”

Sarà un processo lento e difficile quello di Chris Froome verso la guarigione. Il capitano del Team Ineos ha davanti a sé un processo rieducativo delicato, che si propone come una grandissima sfida prima di tutto a livello personale ed umano, poi ovviamente anche sportivo. Il Keniano Bianco non nasconde l’ambizioso obiettivo di conquistare il suo Tour de France per poi schierarsi competitivo anche al via dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (di cui in questi giorni ha effettuato una ricognizione del percorso), ma d’altro canto sa anche che le sue speranze potrebbero infrangersi contro i limiti umani dopo una caduta davvero terribile che lo tiene lontano dalle corse ormai da quattro mesi, costringendolo proprio in questi giorni a rinunciare anche al Criterium Saitama, nel quale aveva fissato il suo rientro, seppur per una corsa sostanzialmente di esibizione.

“Sono davvero felice di essere tornato in sella e sulla scena professionistica – commenta a L’EquipeMi trovo di fronte alla più grande sfida della mia carriera. Tornare ed essere al via della corse è una cosa, ma tornare e vincere il quinto Tour de France è tutta un’altra cosa. Darò tutto quello che ho fino dimostrare che è possibile, oppure no. Sono assolutamente pronto ad accettare la realtà, potrebbe anche essere che non ritroverò mai più il mio livello precedente. Ma mi dico anche che sono capace di tornare e anche di tornare più forte”.

Ovviamente, la strada è molto lunga, ma sapere dove porta è sempre un passo importante e su questo il britannico ha le idee molto chiare. “Il Giro d’Italia per me non è una opzione – chiarisce – Per il momento in termini di potenza sono al 35% sulla gamba destra e al 65% sulla sinistra. L’obiettivo è arrivare il più presto possibile al 50-50. Per il resto, chiaramente le mie aspettative sono decisamente più alte che una semplice partecipazione. Ma avendo dato al mio corpo una bella pausa sinora, sono anche più fresco, motivato e combattivo”.

Nel suo programma ideale c’è il ritorno alle corse nel mese di febbraio, anche se ovviamente non può prevedere con quale livello si presenterà al rientro. Il tutto condizionato anche da una necessaria nuova operazione per la rimozione di alcune parti metalliche che stabilizzano le fratture ossee (a femore, gomito e anca). “La piastra all’anca è quella che attualmente mi dà problemi – spiega a cyclingnews – Coinvolge alcuni tendini e mi risulta difficile metterci del peso sopra quando cammino. La frattura del femore invece è incredibile, il recupero sta andando benissimo e l’osso è molto forte”.

Dopo qualche settimana in cui dovrà stare nuovamente fermo, spera di poter tornare ad allenarsi normalmente a dicembre, riprendendo così il suo percorso verso i suoi ambiziosi obiettivi. Da quel momento probabilmente potrà cominciare a comprendere qualcosa in più sulle sue reali e concrete possibilità, intenzionato a fare il possibile per giocarsi sulla strada i suoi grandi obiettivi e non vedere il finale della sua carriera rovinato da quell’incidente. A vederlo camminare si fa fatica a pensare che possa riuscirci, ma lui spiega di fare al momento meno fatica in bici, pur “a passo turistico”, che quando cammina.

Consapevole “che non ci sono garanzie di tornare quello di un tempo“, guarda avanti pensando ai Campi Elisi facendone il suo grande obiettivo, almeno “finché non dovesse trovare un motivo per credere che non sia possibile”. Solo in quel caso, eventualmente, rinuncerà al suo grande sogno di raggiungere l’olimpo dei vincitori di cinque Tour de France. “Quello che so è che voglio dare assolutamente tutto quello che ho – conclude comunque con grande determinazione – Sento ancora di avere qualcosa in me”.

 

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